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Progetto Moli-sani e Neuromed Biobanking Centre: le ricadute di interesse neurologico

Intervista a Maria Benedetta Donati By 13 Novembre 2023Novembre 15th, 2023No Comments
Interviste
Moli-sani

Un’intera Regione italiana, il Molise, si è trasformata in un grande laboratorio scientifico. È ciò che è avvenuto con il Progetto Moli-sani, che ha coinvolto circa 25.000 cittadini residenti in Molise per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari, dei tumori e delle patologie neurodegenerative.

Un’impresa scientifica e culturale iniziata presso l’Università Cattolica di Campobasso e attualmente con base nell’IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo – Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia.

“Abbiamo progettato uno studio di popolazione, una coorte che potesse essere seguita negli anni, che veniva randomizzata dalle liste elettorali e poteva essere chiamata ad uno screening”, spiega Maria Benedetta Donati, direttrice del Neuromed Biobanking Centre, in una intervista a NeuroInfo. Il reclutamento è avvenuto tra il 2005 e il 2010 ed è stato preceduto da una grande campagna di comunicazione, che ha trasmesso il messaggio dell’importanza della prevenzione, prevedendo la possibilità di effettuare un check-up gratuito.

Il concetto di “common soil” alla base di diverse patologie

“Per essere precisi, abbiamo reclutato 24.325 soggetti in cinque anni, più o meno 5000 all’anno. La loro età variava dai 35 anni in poi, in modo da osservare eventuali clinical outcome importanti negli anni successivi”, continua Donati. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a una serie di screening attraverso test biochimici del sangue, elettrocardiogramma, spirometria e misure antropometriche. Sono stati invitati a rispondere anche a questionari molto approfonditi sulle loro abitudini di vita, e sull’anamnesi passata, sia personale che familiare.

Un lavoro che nel complesso ha prodotto migliaia di variabili per soggetto. “Gli endpoint di questo studio derivano da un concetto che il nostro gruppo ha elaborato nel corso degli anni, quello di common soil”, spiega Donati. “Un concetto che si riferisce al fatto che le maggiori malattie cronico degenerative, quelle neurodegenerative, cardiovascolari – soprattutto ischemiche – e i tumori – soprattutto quelli ormono-dipendenti – sembrano condividere un background comune, caratterizzato da parole chiave come ad esempio l’infiammazione. Un background che, di conseguenza, accomuna i fattori di rischio di queste patologie”.

È per questo che all’inizio lo studio non ha guardato solo alla mortalità totale, per tutte le cause, e all’ospedalizzazione, ma anche a eventi di tipo cardiovascolare e oncologico. “E, più di recente, soprattutto dal trasferimento al Neuromed, al centro dell’attenzione sono finite anche le patologie neurodegenerative e altre forme di interesse neurologico”, continua la responsabile del Biobanking Centre, che approfondisce gli studi nati in questo ambito nella video intervista a NeuroInfo. “Quindi, questi sono i clinical outcome a cui prestiamo particolare attenzione, insieme a dei fenotipi intermedi di questo common soil, rappresentati da diabete, dislipidemie, obesità, ipertensione e sindrome metabolica”.

Le ricadute neurologiche del Neuromed Biobanking Center

Il Neuromed Biobanking Centre è una struttura ad alta tecnologia appositamente realizzata dall’IRCCS Neuromed nel Parco Tecnologico di Pozzilli. Qui vengono conservati, all’interno di appositi contenitori, a 196 gradi sottozero per mezzo dell’azoto liquido e dei suoi vapori, i campioni biologici dei cittadini e dei pazienti che partecipano ai diversi progetti portati avanti da Neuromed e dalle altre strutture scientifiche con cui ha avviato una collaborazione. In alcuni casi è sufficiente raggiungere la temperatura di -80°C: in tal caso, vengono utilizzati congelatori capaci di raggiungere la temperatura di refrigerazione desiderata.

Per archiviare, ritrovare e gestire un così elevato numero di campioni ci si affida a un sistema interamente informatizzato, in grado di garantire anche la sicurezza e la privacy di ciò che è conservato. Il Neuromed Biobanking Centre ospita attualmente campioni biologici raccolti nel corso di diversi progetti scientifici coordinati dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione.

“Abbiamo iniziato con la la biobanca del Progetto Moli-sani, la cosiddetta Moli-bank, creata in tempi pionieristici, quando in Italia c’erano ancora pochissime biobanche”, racconta Donati. La Moli-bank, in particolare, contiene circa un milione di campioni (siero, plasma, buffy coat /DNA, urine) conservati in azoto liquido e in parte (urine) a -80°C. “Questa biobanca ci ha permesso di portare lo studio nella maggior parte dei grossi consorzi di coorti a livello internazionale”, ci tiene a sottolineare la direttrice del Neuromed Biobanking Centre.

Il centro è in rete con altre strutture simili d’Italia e d’Europa: è parte del nodo nazionale dell’infrastruttura europea delle biobanche e delle risorse biomolecolari (BBMRI-ERIC), di cui ha sottoscritto il “Partner Charter”. “Al momento, inoltre, insieme al Policlinico San Donato, stiamo coordinando la rete degli IRCCS cardiologici in Italia, per creare una biobanca diffusa e per creare una standardizzazione in questa che è una nuova disciplina, il biobanking, considerata di enorme aiuto alla ricerca”, spiega Donati.

Il lavoro svolto presso questa struttura ha anche ricadute di interesse neurologico, come spiega la direttrice nella nostra video intervista. Al riguardo, c’è da rilevare che il Neuromed Biobanking Centre ospita i campioni biologici raccolti nei progetti IPSYS (Italian Project on Stroke in Young adultS) e Medicea (Adesione alla dieta mediterranea e tumori maligni cerebrali). IPSYS, in particolare, ha lo scopo di individuare i fattori genetici e ambientali che possono aumentare il rischio di un primo ictus ischemico cerebrale e di un secondo evento trombotico nei giovani adulti, dai 18 ai 45 anni. Medicea, invece, studia la relazione tra l’alimentazione di tipo mediterraneo, il suo contenuto in antiossidanti e il rischio di tumori cerebrali, nonché la prognosi e la qualità di vita dei pazienti con tali tumori.

Intervista a cura di Marco Arcidiacono