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Brexpiprazolo migliora l’agitazione nei pazienti con Malattia di Alzheimer?

Fabio Ambrosino By 7 Novembre 2023No Comments
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Sono stati pubblicati ieri su JAMA Neurology i risultati di uno studio randomizzato che ha indagato efficacia e sicurezza dell’antipsicotico atipico brexpiprazolo nel trattamento dell’agitazione dei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer, da cui è emerso un rapporto rischi/benefici favorevole (1).

L’agitazione associata alla Malattia di Alzheimer è definita da un’eccessiva attività motoria, aggressività verbale o aggressività fisica che determinano disagio o disabilità e che non possono essere attribuiti a un ambiente di cura non ottimale o a un altro disturbo. Si tratta di una condizione comune con un effetto negativo sullo status funzionale, sugli esiti sanitari e sulla qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver.

Lo studio in questione era un trial clinico randomizzato in doppio cieco, placebo-controllato, a dose fissa e bracci paralleli condotto da maggio 2018 a giugno 2022 presso 123 centri in Europa e negli Stati Uniti.

Un totale di 345 pazienti sono stati randomizzati per ricevere brexpiprazolo per via orale (n = 225) o un placebo (n = 116) per 12 settimane. Nel braccio brexpiprazolo i pazienti sono stati poi ulteriormente randomizzati per ricevere, con un rapporto di 1:2, dosi fisse di 2 mg/d o 3 mg/d. L’età media dei partecipanti era di 74,0 anni e 195 dei 345 pazienti erano di sesso femminile (56,5%).  L’endpoint primario dello studio era costituito dalle variazioni, dalla baseline alla dodicesima settimana, nel punteggio totale al Cohen-Mansfield Agitation Inventory.

Dai risultati è emerso che i pazienti che avevano assunto brexpiprazolo 2 o 3 mg sono andati incontro a un miglioramento statisticamente significativo dell’agitazione rispetto a quelli trattati con il placebo (p = 0,003). Nonostante un’incidenza leggermente più elevata di eventi avversi quali sonnolenza, rinofaringite, vertigini, astenia, infezioni del tratto urinario nel gruppo sperimentale (soprattutto tra i soggetti sottoposti alla dose di 3 mg/d) la percentuale di pazienti che hanno interrotto il trattamento è risultata paragonabile tra i due gruppi, pari al 5,3% per il brexpiprazolo e al 4,3% per il placebo.

Lo studio aveva delel limitazioni. Come indicato dagli autori dello studio, ad esempio, l’esclusione di pazienti con determinate comorbilità e le restrizioni relative alla terapia concomitante potrebbero aver limitato la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, il campione era composto prevalentemente da soggetti di etnia caucasica e i risultati andrebbero quindi applicati con cautela ad altre etnie. “Nel complesso – concludono però i ricercatori – sembra che il brexpiprazolo a 2 o 3 mg si associ a un rapporto rischi/benefici favorevole”.

Anche sulla base dei risultati di questo studio il brexpiprazolo è stato approvato negli Stati Uniti per il trattamento dell’agitazione nella demenza di Alzheimer.

Bibliografia

1. Lee D, Slomkowski M, Hefting N, et al. Brexpiprazole for the Treatment of Agitation in Alzheimer Dementia: A Randomized Clinical Trial. JAMA Neurol 2023. doi:10.1001/jamaneurol.2023.3810