Skip to main content

Sembra che COVID-19 non abbia un impatto sull’evoluzione della sclerosi multipla

Fabio Ambrosino By 6 Novembre 2023No Comments
NewsSpeciali
COVID-19 sclerosi multipla

Nonostante COVID-19 possa scatenare condizioni autoimmuni in individui sani, sembra che nei pazienti affetti da sclerosi multipla non aumenti il rischio di “attività” della patologia o di peggioramento motorio e cognitivo.

È quanto emerge da uno studio italiano pubblicato recentemente sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry (1).

Lo studio ha preso in considerazione 136 pazienti con sclerosi multipla che avevano avuto COVID-19 (età media 41 anni; gruppo SM-COVID) – di cui solo sette con infezione di grado severo – e 186 pazienti che invece non avevano contratto l’infezione abbinati per età, sesso, Expanded Disability Status Scale (EDSS), durata della malattia e tipo di trattamento (gruppo SM-NCOVID). I partecipanti non erano vaccinati contro COVID-19 al momento dell’infezione ma la maggior parte di loro ha poi avuto il vaccino nel corso del periodo di follow up.

I soggetti inclusi nell’analisi sono stati sottoposti a regolari controlli neurologici, risonanze magnetiche cerebrali, valutazioni neuropsicologiche e a misurazioni della fatica mediante Modified Fatigue Impact Scale (MFIS), della depressione e dell’ansia tramite la Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS), del sonno tramite il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI) e degli effetti psicologici e post-traumatici legati al COVID tramite l’Impact of Event Scale-Revised (IES-R). Inoltre, i ricercatori hanno valutato anche la risposta immunitaria al SARS-CoV-2.

Durante un periodo di follow up di 18-24 mesi dopo l’infezione da COVID-19 non sono emerse differenze significative tra i soggetti dei gruppi SM-COVID e SM-NCOVID in termini di peggioramento dell’EDSS (15% vs 11%), frequenza di ricadute (6% vs 5%), necessità di cambiare la terapia disease-modifying (7% vs 4%), comparsa di nuove lesioni cerebrali agli esami di risonanza magnetica: iperintensità nella sequenza T2 (9% vs 11%) e gadolinium enhacement (7% vs 4%).

Al termine dello studio il 22% dei pazienti nel gruppo SM-COVID e il 23% nel gruppo SM-NCOVID mostravano compromissione cognitiva, senza differenze significative tra i due gruppi. Un risultato, questo, riscontrato anche per quanto riguarda le funzioni cognitive globali, la memoria verbale e visiva, la velocità di elaborazione delle informazioni, l’attenzione e la fluidità verbale. Non sono state osservate differenze significative, infine, anche per quanto riguarda i punteggi relativi a fatica, ansia, depressione, qualità del sonno e agli effetti psicologici e post-traumatici correlati al COVID-19.

“Sulla base di questi risultati – concludono gli autori dello studio – è appropriato suggerire che le persone con sclerosi multipla possano iniziare a tornare alla loro vita normale con meno paura del COVID-19. […] Naturalmente, è comunque opportuno essere cauti e promuovere buone pratiche igieniche poiché il virus può ancora rappresentare un rischio per chiunque, indipendentemente dallo stato immunitario, specialmente perché le future varianti potrebbero presentare un diverso spettro di sintomi neurologici”. Saranno poi necessari ulteriori studi per valutare gli eventuali effetti legati a infezioni da SARS-CoV-2 di grado severo, poco rappresentate in questa analisi.

Bibliografia

1. Montini F, Nozzolillo A, Tedone N, et al. COVID-19 has no impact on disease activity, progression and cognitive performance in people with multiple sclerosis: a 2-year study. Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry 2023. doi: 10.1136/jnnp-2023-332073